L’olio nell’antica Roma

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I Romani, a differenza dei Greci, si concentravano sulle potenzialità commerciali dell’olio d’oliva.

In alcune zone dell’Impero, il consumo pro capite arrivava a 50 litri all’anno e i romani ne fecero un prodotto agricolo destinato alla vendita internazionale.

Gli agronomi come Catone e Columella codificarono la pratica dell’olivicultura.

Identificarono venti cultivar diverse e distinsero vari livelli di qualità.

Il migliore era l’oleum viride, l’olio verde, ricavato da olive ancora acerbe.

L’oleum maturum, dai frutti maturi, era meno ricercato.

L’oleum cibarium, l’olio ordinario, lampante, ottenuto da olive guaste, era destinato esclusivamente agli schiavi.

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