Le sofisticazioni dell’olio d’oliva nel mondo antico

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Le frodi dell’olio d’oliva nel mondo antico sono molte antiche ed erano molto frequenti sia nell’Egitto tolemaico che nell’antica Roma.

Il fisico Galeno cita i mercanti che tagliavano l’olio di alta qualità con sostanze meno costose come il lardo liquefatto.

Tra le molte ricette generosamente innaffiate di olio di Apicio, ce n’è una per aggiustare lo scadente olio spagnolo a buon mercato, con un battuto di erbe e radici, che avrebbero aiutato a conferirgli il sapore e l’aroma del più pregiato e costoso olio dell’Istria.

Per contrastare le frodi i Romani architettarono un sistema. Molti frammenti di anfore mostrano iscrizioni impresse o vergate a mano in inchiostro rosso o nero, che registrano dettagli come la località di provenienza, il nome del produttore, il peso e la qualità dell’olio al momento di sigillare l’anfora e il nome dell’importatore. Altre annotazioni segnalano il nome del funzionario imperiale che aveva validato le informazioni quando l’anfora era stata aperta una volta giunta a destinazione.

La trafila burocratica e le diciture particolareggiate dovevano garantire che nessuno degli intermediari nella lunga catena logistica che andava dagli uliveti spagnoli e africani fino ai depositi imperiali a Roma potesse prelevare il prezioso liquido o sostituirlo con uno di qualità inferiore.

E la battaglia continua ancora oggi.

 

 

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