L’ulivo nell’antichità

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Sin dall’antichità l’ulivo era una vera e propria fonte di ricchezza.
Dalla tavola alla cura della persona, i suoi frutti erano utilizzati nella preparazione di alimenti, di unguenti medicinali o di bellezza.

Ogni sacrificio doveva essere accompagnato da un’offerta d’olio; il liquido veniva fatto colare sulla pietra del santuario oppure utilizzato nelle unzioni dei sovrani e dei potenti come avvenne per Gesù, per questo motivo chiamato in greco Christos e in ebraico Mashiah.

Proprio per il diverso uso dell’olio, dalla tavola ai bagni pubblici, finanche durante la notte come combustibile per le lucerne, gli antichi avevano diversi metodi di raccolta: definivano le olive raccolte ancora acerbe albae o acerbae, quelle non del tutto mature varia e offuscae, quelle mature nigrae. Si raccoglievano a diversi gradi di maturazione a seconda dell’uso a cui erano destinate. La tecnica di raccolta era manuale: dai rami vicini, le olive venivano staccate una a una, mentre per i rami più lontani si utilizzavano lunghi bastoni flessibili.

Un albero così importante non poteva che avere una nascita mitologica, anzi divina. Gli antichi greci infatti facevano risalire la creazione dell’olivo all’aspra contesa tra Atena e Poseidone per il possesso dell’Attica.

Secondo il mito, Zeus, il padre degli dèi, cercò di mettere pace tra i due stabilendo che il possesso di quella terra sarebbe andato a quello che avesse offerto il dono più bello e utile all’umanità. Durante la sfida, Poseidone scagliò il suo tridente contro una roccia dalla quale all’improvviso sgorgò acqua salata.

Atena allora, per tutta risposta, percosse la terra, che generò un albero bello e utile, l’ulivo.

In ricordo della vittoria di Atena furono istituite le feste Panatenee e i Giochi Panatenaici.

Durante queste gare gli atleti ricevevano anfore contenenti olio, che veniva utilizzato a scopi alimentari, ma anche per ungere i muscoli al fine di riscaldarli e contrastare la presa degli avversari.

Anche i Romani riconobbero subito le grandi potenzialità e le virtù dell’olivo e ne estesero la coltivazione a ogni nuovo territorio conquistato.

Essi inventarono molti strumenti per ottenere una spremitura migliore e perfezionarono quelli conosciuti. Possono essere considerati i primi specialisti e degustatori dell’olio.

Riconoscevano, infatti, la qualità dei diversi prodotti, preferendo di gran lunga l’olio ottenuto da olive raccolte a mano all’inizio dell’invaiatura.

Com’è noto, la società romana era molto classista: esistevano oli per ricchi e oli per poveri, a seconda della qualità.

Al gradino più basso della produzione, ad esempio, c’era l’oleumcibarium, estratto da olive quasi passite, destinato agli schiavi.

Ai tempi dell’antica Roma l’olio era una merce preziosa; infatti oltre a essere usato in cucina, dove era l’unico condimento conosciuto, in medicina e come offerta sacra agli dèi, esso era anche usato come moneta di scambio.

Durante il Medioevo, nel disordine causato dalla caduta dell’Impero Romano e dalle invasioni barbariche, anche l’agricoltura subì un forte decadimento. Furono i monaci Benedettini e Cistercensi a coltivare gli oliveti preservando la grande tradizione romana. Nel Mediterraneo,furono gli Arabi a conservare la tradizione facendo di queste regioni le più grandi produttrici di olio dell’epoca.

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