Come si otteneva l’olio nell’antichità

 In Territorio

Antico Trapetum

Catone nella sua opera ci descrive l’antico torchio, o trapetum, costituito da una parte fissa e da una parte mobile.

La prima si componeva di un mortarium costituito da un corpo fisso dalla forma emisferica, con un cilindro centrale sul quale era alloggiato un perno di ferro.

La parte mobile si componeva di una stanga di legno rettangolare inserita sul perno di ferro, da due pietre laviche e da anelli di ferro.

Molti sono i consigli che danno gli agronomi del tempo sul procedimento da seguire nelle operazioni che precedevano e seguivano la spremitura.

Prima di tutto bisognava tener conto del microclima del frantoio, in genere angusto e caldissimo, nel quale non doveva essere creato alcuno spostamento d’aria.

Plinio ci racconta che l’olio andava depurato dalla morchia e dalla feccia, le principali cause di alterazione del sapore, e per questo nel corso del giorno si rendeva necessario procedere a numerosi travasi servendosi di vasi a forma di conchiglia, per versarlo poi in paioli di piombo, in quanto nei contenitori di rame si guastava. Da qui l’olio finiva nelle vasche in modo tale che feccia e morchia si depositassero sul fondo.

I canestri che contenevano le olive venivano puliti con una spugna e i recipienti che dovevano contenere l’olio andavano puliti con attenzione.

Anche le olive venivano lavate, con acqua bollente, sottoponendole ad una prima pressatura delicata per separare la polpa dal nocciolo.

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